Le aziende che lavorano solamente in smartworking: una nuova realtà per i lavoratori

Nelle grandi e grandissime aziende ormai da anni l’assistenza da remoto e lo smartworking sono diventate realtà comuni: circa il 56% di esse lo faceva già prima della pandemia. Diverso è invece è il caso delle PMI, specie in Italia -un paese a tradizione manifatturiera, che difficilmente si può sostituire con il telelavoro- e delle PA, drammaticamente in ritardo rispetto ad altre nazioni europee.

Glassdoor, il portale di recensioni sulle imprese e di recruiting per la ricerca di nuovi impieghi, ha stilato una lista delle aziende che invece, da anni, hanno introdotto solamente attività di smartworking, preferendola al lavoro in sede. Vediamo quali sono.

College.it

college.it è un sito che permette di creare oggetti personalizzati inserendo foto e scritte. Basta ordinare il proprio prodotto, personalizzarlo a proprio piacimento e farlo recapitare a casa o presso l’abitazione della persona a cui facciamo il regalo. Tutti i dipendenti lavorano esclusivamente con il lavoro agile da casa.

PartnerCentric

PartnerCentric è una società che si occupa di marketing specialmente online. I suoi 40 dipendenti, in USA ed Europa, lavorano tutti quanti da casa.

Automattic, Close.io, Zapier

In queste tre società ci si occupa dello sviluppo di plug-in, strumenti informatici, app e algoritmi. Tutti i dipendenti lavorano in modalità agile da anni, e non si presentano quotidianamente in ufficio.

Chi non può farlo

Evidentemente alcuni settori possono scegliere se iniziare ad operare solo o in prevalenza con lo smartworking. Per ragioni strutturali, certe mansioni sono più facili di altre da svolgere dalla propria casa, in continua comunicazione con i vertici e i colleghi.

Altre realtà, che prescindono da software, editoriale, nuove tecnologie, marketing online, grafica, non possono fare altrettanto. Pensiamo per esempio alla scuola: quella privata ha ovviamente più mezzi per improntare lezioni online senza partecipazione in sede di studenti e docenti, ma quelle pubbliche soffrono di una cronica assenza di fondi. Come impostare una nuova strategia, poi, in un paese che non ha mai realmente valorizzato l’educazione alla tecnologia, il potenziamento infrastrutturale dei mezzi di comunicazione, la diffusione capillare delle tecnologie anche nelle fasce più economicamente svantaggiate della popolazione?

E la manifattura? Un settore su cui l’Italia fonda il proprio indotto, letteralmente. Ebbene: un settore manifatturiero non si può spostare online. O meglio: alcuni dipendenti possono farlo, per esempio quelli del settore fiscale o dell’amministrazione, ma gli operativi sul campo avranno decisamente più difficoltà.

Insomma pare chiaro che il motivo per cui solamente il 15% delle PMI e il 12% della PA  ha avviato progetti di smartworking è solo in parte frutto di ostilità culturali e diffidenza organizzativa: in molti casi, lo smartworking è una realtà che in Italia non può letteralmente entrare nel processo.