Il packaging come identità del produttore

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Il packaging, ovvero lo studio e la realizzazione del pacchetto del prodotto o del suo contenitore, è un elemento assolutamente fondamentale per poter conquistare il consumatore. Infatti lo studio della confezione non attiene solamente alla praticità ed alla compatibilità col cibo contenuto – insomma, ai requisiti del packaging alimentare – ma è un elemento che colpisce uno dei cinque sensi: la vista.

E la vista di un consumatore è in genere indirizzata ai prodotti più interessanti, con un packaging più intelligente, in grado di comunicare qualcosa e di esprimere l’identità del produttore, il cosiddetto brand.
Ecco perché studiare il packaging è studiare la comunicazione, una pubblicità che deve conquistare lo spettatore, andando a colpo sicuro. Un consumatore incontra migliaia di prodotti tutti i giorni in un supermercato, quindi pensare che possa notare il packaging del vostro, se è anonimo e classico, è pressoché impossibile. Distinguersi quindi significa avere delle chance in più di fare colpo direttamente sul consumatore.

Il packaging è quindi uno strumento che permette di veicolare l’identità del produttore e di farsi riconoscere dal consumatore. Non si tratta solo di una scelta tecnica del miglior materiale in grado di preservare un aroma, le caratteristiche organolettiche del cibo o di proteggerlo da urti e da umidità: esso comunica direttamente con il consumatore.

La vista è l’elemento fondamentale che permette di riconoscere un prodotto e di sceglierlo fra tanti altri; quindi la scelta del colore, del font, dell’impostazione dei disegni, non può assolutamente essere casuale ma deve essere al contrario ben studiata ed architettata.

Di più: il packaging deve dare modo al cliente di riconoscere il produttore, quindi crea un legame, una continuità, una fiducia che bisogna saper preservare e conservare.
Il consumatore per scegliere impiega circa 2 secondi; sono pochissimi attimi che bisogna sapere sfruttare al meglio.

Lo studio dei colori nel packaging

Uno dei primi elementi che la vista umana nota è il colore. In mezzo a tanti prodotti, il vostro deve potersi differenziare senza però perdere la sua identità e soprattutto senza perdere contatto con alcuni dati psicologici di primaria importanza. Secondo diversi studi, il cervello umano associa alcuni colori al cibo.
Ad esempio, il rosso è il colore che infonde energia, passione, dinamismo, e secondo alcuni studi (come tutti i colori caldi) anche appetito.
L’arancione e il giallo indicano i prodotti golosi, nonché la cucina mediterranea.

Se volete indicare che si tratta di un prodotto salutare, biologico, o magari per celiaci, il verde è il colore indicato. Si tratta di un prodotto a km 0, coltivato nella zona, tipico della terra? Il marrone è il colore più indicato.

Il nero è un colore elegante, ma da usare con molta parsimonia quando si confezionano prodotti alimentari (si pensi al cioccolato). Il bianco è simbolo di purezza ed in genere si usa con i latticini, mentre rosa e viola vengono usati per i dolci e richiamano la golosità.

A cosa è attento il consumatore?

Oltre ai colori, che attengono ad un dato psicologico che agisce a livello inconscio, il consumatore è sempre più attento al dato della sostenibilità ambientale. I prodotti sostenibili, confezionati in modo da essere totalmente riciclabili, sono sicuramente oggetto di grande attenzione. L’etichetta trasparente, ed anche l’uso addirittura di confezioni del tutto o in parte trasparenti, permette quindi al cliente di fidarsi in toto del produttore.

Inoltre il fattore emozionale riveste una sua importanza unica. Alcuni prodotti possono suscitare emozioni, ricordi nella mente del consumatore, che sono vissuti ovviamente come piacevoli. Saper rievocare ricordi e nostalgie con i prodotti significa giocare con l’aspetto emozionale: ciò è possibile solo per alcuni prodotti e non per tutti.